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Ten Second After: Mass Gothic, Turin Brakes, Bert Jansch, DIIV

di RSK

Monasterium sine libris est sicut civitas sine opibus, castrum sine numeris, coquina sine suppellectili, mensa sine cibis, hortus sine herbis, pratum sine floribus, arbor sine foliis... 

Che possibilità ci sono che il Rock, caro vecchio Rock, torni ad essere protagonista nella scena musicale indie di oggi? Domanda da perderci il sonno. La risposta è complessa ma bisogna constatare che la musica indie oggi come oggi ha preso centomila direzioni diverse allontanandosi sempre più da quello che nel secolo scorso consideravamo all'unanimità rock. Prendete per esempio questo disco d'esordio: Noel Heroux del Massachusetts si accasa alla Sub Pop, cioè non so se rendo, e presenta questo omonimo chiamato Mass Gothic. Impossibile dire che ci sia dentro del rock ma molto limitante sarebbe definirlo un disco pop. Semplicemente ormai i miscugli di generi, i rimandi ai quei gruppi o a questi periodi musicali sono talmente tanti e sfaccettati da rendere sfuggente una qualsivoglia definizione. Qual è il metro di giudizio di un povero "critico" rimasto ancorato alle vecchie mode dunque? Direi la creatività. Ed ecco che allora la creatività vince alla lunga sulle seghe mentali. Per questa ragione Mass Gothic è un disco piacevole e che non annoia mai. Certo, leggermente innamorato di certo electro-pop anni '80, anche di quello un po' cazzaro, ma che riesce sempre a stupire. In Soul per esempio affiora una psichedelia britannica d'antan, non facciamo nomi per carità, mentre Nice Night fa fede all'aggettivo del titolo e in più ci rimanda a certo rock alla Smashing Pumpkins. Perché infastidirsi dunque se Noel Heroux ha deciso di non darci punti d'appoggio ma piuttosto di portarci in giro per i diversi accenti dell'indie d'oggi?


Ten Second After: Pearl Jam, Turin Brakes, The Fratellis, The Sadies

Non c'è amore se non a prima vista
di RsK

Chiariamo subito un concetto. Non si può essere obiettivi ne' equidistanti quando ci si trova di fronte ad un antico e longevo sentimento come quello che emerge nel vostro affezionatissimo al solo nominare il gruppo di cui mi accingo a "recensire" l'ultima fatica. Un sentimento nato in gioventù, ben 22 anni fa, e che mi ha accompagnato per tutto questo tempo come un fratello, un padre, un amico, un'amore quasi perfetto con pochi pochissimi tradimenti e distacchi e molto rispetto e riconoscenza. Puntualizziamo subito un altro concetto: e' impossibile esplorare un disco dei Pearl Jam e giudicarlo dopo soli due giorni di ascolti, ancorché prolungati, poiché l'immediatezza non e' mai stata, ebbene no, una delle caratteristiche peculiari del gruppo di Seattle, nemmeno quando, badate bene, questi erano i paladini di un genere immediato per antonomasia come il grunge. Dunque queste poche righe nascondono un'urgenza che solo i fans possono capire e di questo infatti si tratta; un omaggio sentito e doveroso anche se, posso capirlo, potrebbe risultare poco utile agli occhi o orecchi di chi ama approfondimenti e sottolineature.