I gioielli della corona: Radar Brothers - And The Surrounding Mountains (2002)

di TommyThecaT
Light the candle once again 

I losangelini Radar Brothers, alla loro terza uscita dopo "Radar Bros." (1996) e "The Singing Hatchet" (1999), vi avvolgeranno al tramonto dentro una pregiatissima coperta di kashmir che cercherete di mantenere sempre più stretta perché i suoni vi porteranno in alto in luoghi freddi e desolati. 
Rimarrete voi and the surrounding mountains. Le montagne circostanti abbracceranno dolcemente e docilmente il vostro ambito familiare: ci sarai tu, con tuo padre, le tue sorelle, i tuoi zii e naturalmente tua madre. 
L’abbraccio tenero e trasognato sarà però intriso di dolori e tristezze, la malinconia affiorerà lungo i dodici pezzi grazie a un semplice assolo di chitarra che vi stringerà il cuore o con poche note di piano che vi faranno lacrimare… 
E' la famiglia, con le sue pene e le sue gioie.


E i suoni? Qualcuno ascoltando l’album porterà subito il pensiero alla mucca dei Pink Floyd o alle leggerezze di Brian Wilson o a Neil Young
Potrà sembrare il compitino del bravo bimbo che ha imparato dai maestri ma non avrà il retrogusto di un vino oramai svanito. 
Si srotoleranno man mano le dodici tracce estremamente soffici e carezzevoli: ogni brano sarà ripreso nel successivo, ogni suono amplificherà lo stesso sogno, la stessa ossessione. Le chitarre si stratificheranno a semplicissime tastiere e voci delicate. 
Se dicessi indie-rock/slow-core, probabilmente nessuno ne avrebbe a male. Sarà come davanti ad un paesaggistico acquarello dai colori opachi e crepuscolari che vi ipnotizzerà con lineari pennellate quasi psichedeliche, sarà come in alta quota abbracciare il/la vostr@ caro@ al tramonto, in una fredda giornata invernale. 
Sarà bellissimo sentire il calore che vi unisce...


Tracklist

1. You And The Father
2. On The Line
3. This Xmas Eve
4. Rock Of The Lake
5. Sisters
6. Uncles
7. Still Evil
8. The Wake Of All That’s Past
9. Camplight
10. Mothers
11. Mountains
12. Morning Song

1 commento:

  1. Ciao TommyThecaT(ed il pensiero mio, chissà perché, va subito ai PRAIMUS). Band a me del tutto sconosciuta ma che merita un sicuro ascolto anche soltanto per aver citato la mucca dei Pink Floyd, Neil Young ecc..ecc... Copertina decisamente desertica e quel slow-core che citi mi ha ricordato un altra di quelle band degli anni novanta memorabili, ovvero i Red House Painters. Come da tua ormai consolidata abitudine riesci a dire tanto del disco in poco spazio (come ti invidio). E qui mi fermo altrimenti il mio commento diventa più lungo della recensione...Alegar.

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